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“BEATI I COSTRUTTORI DI PACE” INCONTRO GRUPPO DIOCESANO ADULTI DI VENEZIA

La Pace…..qualcuno sa esattamente cos’è?  Scrive Andrea Riccardi fondatore delle Comunità di S.Egidio:  Pace e’ un anelito nel cuore di ogni uomo, ancora prima di essere Cristiano… Noè infatti non era ebreo…. e Dio stipula un’alleanza con lui, cioè con il buonsenso e la coscienza di ogni persona, prima di ogni religione. Se la Terra è degli uomini, la loro Vita è di Dio… e la violenza va fermata, prima che travolga letteralmente tutti. Chiunque  quando ha un problema, non alza forse gli occhi al cielo?  L’arcobaleno non ricorda forse a tutti la Pace ? La domanda di serenità  è nel profondo di ciascuno.

Gesù stesso ha tracciato la strada per la Pace: non vuole essere difeso al momento dell’arresto, riattacca l’orecchio al servo, non fa lapidare  la donna, ama i nemici, porge l’altra guancia,  dice di riconciliarsi con i fratelli prima di accedere all’altare. …. ecco che la Pace diventa Servizio Sacro e Oggetto di Custodia.

Ci concentriamo ora sulle beatitudini: secondo Franco Cassano, sociologo di Bari, si possono suddividere in attive e passive, cioè quelle che fotografano una situazione di dolore e quelle che fanno intravedere chi soffre come chi già si sta attivando contro l’ingiustizia.

Se le passive, strada privilegiata e prova per raggiungere Dio, non devono diventare passività consolata, le attive non devono per forza farci intravedere un colpevole ovunque. …..si tratta di essere sale della terra e luce del mondo, facendo ciò che le situazioni richiedono e ricordando che anche omettere di fare qualcosa  tradisce il mandato.

“Beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” lega fra loro le beatitudini attive e passive dicendo qualcosa in più, si parla di pace, un risultato pratico da realizzare subito.  È la beatitudine più esposta al rischio, dove è necessaria la collaborazione degli altri e che presuppone almeno 2 interlocutori. È necessaria una fede forte e una grande fermezza di principi,  unite a grande duttilita’ intellettuale, capacità di integrare piani diversi. Venire meno all’idea di detenere la Verità è andare incontro all’altro che non necessariamente è in malafede.  Questo significa che le contraddizioni sono ammesse e spesso sono più vicine al bene di ogni altra discussione , perché cercano di farlo circolare nelle aspirazioni umane. La miseria umana è vera, la difficoltà reale, ciò nonostante bisogna andare avanti se si vuole viaggiare verso la pace. Essere quindi serpenti e colombe, astuti e candidi, così coraggiosi da sembrare inconsapevoli. La giustizia può diventare rigida, torva e sanguinaria, la pace servile, vile, incivile : il costruttore di Pace deve porre limiti flessibili ma non senza misura, approdare al tema arduo del compromesso.  A volte la pace passa attraverso il conflitto, in quanto è necessario passare dal monologo al dialogo tra pari dignità , aprendosi alla Molteplicità. Si deve creare un plurale dove sia possibile trovare punti di contatto, scambio, conoscenza reciproca. Dio non fa vincere o perdere, Egli è un giudice che ci vuole Fratelli, per questo sono decisivi il cuore e il cervello : occorre imparare la lingua dell’altro, non annullare le differenze ma educare alla convivenza, consapevoli delle complessità.

Ma la fraternità è un compito, non un dato biologico. E’ abitata dalla trascendenza, perché ci viene chiesto di allargare la cerchia al di là dei soliti tranquilli logici confini. È necessario perciò guardare alle difficoltà senza paralizzarsi, consapevoli che il nostro cuore può essere angusto ma avendo il coraggio di pro-gredire, andare oltre i nostri limiti,  pur sapendo che comunque siamo limitati per nostra natura.

Il costruttore di Pace quindi chi è?

Colui che non può stare seduto, perché avverte l’inquietudine dell’assenza di fraternità, colui che cerca gli elementi in comune parlando con tutti, che sceglie la non violenza e non restituisce il male, che crede che il bene sia sempre possibile benedicendo, visitando, accogliendo,  colui che ha a cuore i poveri e cerca di appianare le disuguaglianze, colui che chiede nella preghiera, nelle liturgie, e nei sacramenti, la capacità di capire cosa può cambiare, cosa deve accettare e il discernimento x distinguerle.

Un buon allenamento è costituito dai rapporti familiari in cui essendo scontato l’Amore, il dialogo conflittuale si educa al raggiungimento della Pace.

Anche le comunità cristiane devono riscoprire la loro dimensione di oasi di aria fresca, capaci di dare Speranza.

A partire da queste riflessioni e’ nato un ricco dibattito con Silvia Conte, che potremmo intitolare: “Dalla teoria alla pratica”. Laureata in matematica, ora ricercatrice universitaria, per dieci anni manager in azienda,  che ha ricoperto negli ultimi 5 anni la carica di sindaca di Quarto d’Altino, dove vive con il marito, medico di base e i figli.

Dopo la maternità, che ha comportato un cambio di prospettiva, spinta dal sempre esistito amore per la società del nostro tempo,  da  spettatrice è stata caldeggiata a passare all’Azione, qui, ora, nel posto in cui vive, secondo i principi di accoglienza, partecipazione, trasparenza, sicurezza, vivibilità.  Venendo da una  storia di crescita e legame profondo con l’Azione Cattolica, ha cercato di mantenere sempre uno stile che risponde e rispetta la comunità, senza negarne le diversità al suo interno.

Un aspetto critico, ci diceva, è quello della ” guerra dei diritti ” in un contesto di risorse sempre più limitate: la sfida è stata far superare ad ogni singolo individuo o realtà il proprio egoismo, attraverso la salvaguardia del dialogo, per poi però prendere decisioni, a volte impopolari ma almeno spiegate. Non è facile trovarsi di fronte animi iracondi che alimentano il problema o accidiosi che se ne tengono appositamente fuori….ma ragionare insieme aumentando la consapevolezza della gente, facendo emergere le competenze dei cittadini, armandosi della forza della Verità, permette di condurre per  strade insperate di giustizia e pace. A volte invece, pur sacrificando il proprio, si può fallire nel far capire determinate prese di posizione, in quel caso sarà il tempo a rendere giustizia e supportare le ragioni.

Quattro i temi forti del dibattito :

  1. L’analfabetismo funzionale, cioè una diffusa incapacità di interpretare testi ed essere critici, limitandosi invece ad una lettura nuda e cruda. Ciò facilita la manipolazione delle folle e dell’opinione pubblica attraverso i media (fenomeno della ‘post-verità).
  2. L’immigrazione, fenomeno molto complesso per il quale è necessario uno sforzo di intelligenza e una lettura critica dei dati: allora saremmo in grado di andare alle origini del fenomeno e individuare azioni costruttive oltre gli slogan populisti, facendo emergere anche gli esempi di politiche ed esperienze positive, in Italia e all’estero, che sono parecchi.
  3. La sicurezza : tema cruciale per il mantenimento del ‘patto sociale’: se i cittadini riscontrano che, ad esempio per reati particolarmente odiosi come i furti nelle abitazioni, i responsabili vengono rilasciati subito (non si procede al cacere quando per esempio il reato prevede pene sotto i 3 anni di reclusione), ciò  può generare insicurezza e ostilita’ da parte della popolazione, demotivazione delle forze dell’ordine, perdita di fiducia nella giustizia. Si ipotizzava invece una limitazione della libertà finalizzata alla riabilitazione che possa così abbassare il rischio di recidiva e salvaguardare il patto sociale.
  4. La violenza nel linguaggio : si è discusso a lungo sulle dinamiche dei social network, per cui l’immediatezza, l’apparente distanza, l’atemporalita’ snaturano la comunicazione. Ci vorrebbero degli interventi educazionali strutturati per i ragazzi che mostrassero vantaggi ma anche rischi degli attuali strumenti informatici.

Abbiamo concluso che si rende necessario per tutti costruire la pace a più livelli, condividendo le competenze di ciascuno, in modo da creare un’intelligenza collettiva che possa davvero incidere positivamente per il raggiungimento della Pace che è Bene Comune.

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